TACA TÈ
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Una coproduzione Sanpapié, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto e MILANoLTRE Festival
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Coreografia
Lara Guidetti
Perché ricordiamo il passato e non il futuro? Siamo noi a esistere nel tempo o il tempo esiste in noi? Cosa significa davvero che il tempo scorre? Cosa lega il tempo alla nostra natura di soggetti? Cosa ascolto, quando ascolto lo scorrere del tempo?
(Carlo Rovelli)
CAST &
CREDITS
Con Antonio Caporilli e Francesca Lastella
Una coproduzione Sanpapié, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto e MILANoLTRE Festival
Coreografia: Lara Guidetti
Assistente alla coreografia e costumi: Fabrizio Calanna
Interpreti: Antonio Caporilli e Francesca Lastella
Realizzazione scene: Maria Croce
Musiche originali e rielaborazioni: Marcello Gori e Alberto Sansone
Con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura
Sinossi
IDENTITÀ 2.0
Taca tè, in dialetto emiliano “comincia tu”, è una sfida al diritto di esistere nel tempo giocata tra due corpi anagraficamente lontani che convergono nel presente della danza: lo spazio di un incontro tra tempi e generazioni diverse, età della vita che si osservano e confrontano in un flusso di ascolto, intimità profonda, limiti che si spostano, corpi che discutono e si accordano. In scena, Antonio Caporilli e Francesca Lastella affrontano il grande tema del tempo e dell’incontro intergenerazionale attraverso un dibattito fisico senza sosta dove passato e futuro si specchiano l’uno nell’altro nel tentativo di costruire una relazione in grado di muoversi senza timore sulla linea del tempo in entrambe le direzioni. Così i codici del ballo liscio, che invitano a ruoli, melodie e spazi, si diluiscono in un ambiente “altro” che progressivamente si libera dalle strutture per aprire molteplici sguardi sul corpo e sulla relazione.
La coreografia sviluppa un flusso di movimento unico e in continuo divenire dove i tempi interni dei danzatori si allontanano e si oppongono per poi ritrovarsi in spazi comuni che permettono il superamento dei ruoli, lo scambio delle energie e delle posizioni, ribaltando consuetudini e stereotipi in un gioco ironico, a tratti teatrale e surreale che pone la disponibilità alla trasformazione come elemento centrale della loro conversazione. La composizione musicale intreccia brani noti e significanti della tradizione del liscio emiliano con una composizione a due mani, fatta di sonorità strumentali ed elettroniche, realizzata da Alberto Sansone e Marcello Gori durante il lavoro di ricerca fisica con i danzatori in studio, intimamente connessa alla loro relazione e ai temi trattati.